Oggi assistiamo a un esplosione di contenuti video generati o alterati dall’intelligenza artificiale, soprattutto sui social network e sul web. Anche se alcuni strumenti legislativi stanno emergendo – come il Regolamento Europeo AI Act (entrato in vigore ad agosto 2024) che impone trasparenza nei deepfake e obblighi di etichettatura – non esiste ancora un quadro normativo completo e definito sul rapporto tra AI e copyright.
A livello globale, molti Paesi stanno approvando norme specifiche (per esempio il Tennessee negli USA, la Corea del Sud per deepfake sessuali e l’Australia con standard volontari), ma resta una situazione frammentata .
Avevamo già parlato della Danimarca per la scelta di LibreOffice (e Linux), oggi il Paese torna protagonista con una proposta legislativa pionieristica basata sulla tutela legale del volto, della voce e della fisionomia degli individui contro deepfake non autorizzati.
Cosa è un deepfake?
Secondo la definizione del garante della privacy, i deepfake sono foto, video e audio creati grazie a software di intelligenza artificiale (AI) che, partendo da contenuti reali (immagini e audio), riescono a modificare o ricreare, in modo estremamente realistico, le caratteristiche e i movimenti di un volto o di un corpo e a imitare fedelmente una determinata voce.
Una legge inedita: copyright AI
Il 26 giugno 2025, il governo danese, tramite il Ministero della Cultura, ha presentato una proposta di modifica della legge sul copyright legato alle AI, che riconoscerebbe a ogni cittadino il diritto d’autore sul proprio volto, voce e caratteristiche fisiche. Una mossa che nasce per contrastare non solo i casi estremi dei deepfake realistici, ma anche il campionamento non autorizzato della voce per i modelli linguistici o l’uso dei volti per realizzare avatar virtuali.
Insomma, questa legge renderebbe più difficile non solo i tentativi di truffa, o i video fake fatti con dolo (che sono già reato), ma anche il semplice l’utilizzo indebito di immagine e voce.
Il ministro Jakob Engel‑Schmidt ha dichiarato: “Hai diritto al tuo corpo, alla tua voce e ai tuoi tratti somatici”, sottolineando come la tecnologia stia superando le normative attuali e sia necessario un intervento urgente con un forte sostegno bipartisan.
Cosa introduce la nuova normativa
- Diritto alla rimozione: ogni persona potrà chiedere la rimozione di contenuti che usino la sua voce o il volto senza consenso e ottenere eventuali compensi civili .
- Obbligo per le piattaforme: se vengono notificate, hanno il dovere di intervenire; in caso contrario rischiano sanzioni significative in base al Digital Services Act Europeo.
- Conservazione di satira e parodia: le eccezioni per contenuti satirici o ironici rimangono, per tutelare la libertà di espressione .
- Impatto sugli artisti: attori, doppiatori, musicisti e performer avranno il controllo legale anche su usi non autorizzati delle loro esibizioni generate con AI.
Contesto normativo: Europa e altri Paesi
A livello UE, l’AI Act prevede obblighi di trasparenza per sistemi che generano o manipolano video, immagini e audio, classificati secondo livelli di rischio.
Tuttavia, questo si limita soprattutto all’etichettatura e alla tracciabilità dei deepfake, senza riconoscere un effettivo diritto d’autore personale. È una svolta la proposta danese, in quanto attribuisce proprietà intellettuale sul singolo individuo rispetto al suo volto e voce.
Nel frattempo, altri Paesi procedono su binari paralleli: il Tennessee (USA) ha una legge – ELVIS Act – che tutela le voci dei performer da clonazioni AI; la Corea del Sud punisce penalmente deepfake sessuali non consensuali; l’Australia sta definendo standard volontari .
Prossimi passi: Europa e presidenza danese
La proposta verrà presentata alla Commissione UE durante l’estate 2025 e potrebbe essere approvata entro fine anno o inizio 2026.
Durante la presidenza semestrale del Consiglio UE da parte della Danimarca, si intende proporre un modello normativo che protegga i cittadini in tutta Europa.
Conclusione: un precedente globale
Se approvata, questa legge danese segnerebbe un passo storico nella protezione dell’identità digitale e nella prevenzione delle minacce deepfake. Non più solo questione tecnica o etica, ma diritto di autore personale sul proprio corpo digitale. In un panorama normativo ancora frammentato, la Danimarca getta le basi per un nuovo standard europeo, capace di coniugare tecnologie AI emergenti con strumenti legali efficaci.